I superpoteri di cui abbiamo bisogno (o forse no?)
Oggi parliamo dei superpoteri delle donne empatiche, di quei tratti umani che permettono di entrare in sintonia con l’ambiente e le persone circostanti e offrono la capacità di percepire in modo profondo lo stato d’animo delle persone e cogliere le sensazioni che vibrano nell’aria.
Empatia, immedesimazione e ipersensibilità, non sono però uguali tra loro, però spesso si possono presentare insieme, perché sono intrinsecamente collegati fra loro. Scopriamoli nel dettaglio e vediamo perché si possono considerare dei superpoteri.
Empatia deriva dal greco antico “εμπαθεία” (empatéia, a sua volta composta da en-, “dentro”, e pathos, “sofferenza o sentimento”), e significa “capacità di comprendere i sentimenti e i pensieri altrui”. In poche parole, l’empatia è quella caratteristica che ci permette di creare un legame con le altre persone perché ne percepiamo i sentimenti e i pensieri. Quando piangete alla fine di un film drammatico (se lo fate), è perché siete empatici e riuscite a cogliere i sentimenti che gli altri provano. Allo stesso modo, quando diventate nervosi perché c’è qualcuno di agitato vicino a voi, siete empatici (e non lunatici). L’empatia ci permette di creare dei legami veri con le persone e soprattutto di rispettare il dolore, la sofferenza o lo stato di difficoltà che altri provano.

Immedesimazione si definisce come “Processo attraverso cui un soggetto si trasferisce idealmente nelle vicende e nella situazione psicologica ed emotiva di un’altra persona”, in poche parole, è un’azione che si decide di compiere, per comprendere a pieno le intenzioni, i pensieri o i fatti di qualcuno. L’immedesimazione richiede uno sforzo da parte di chi la pratica, e non è naturalmente scatenata dalle emozioni (come l’empatia), ma bensì è piuttosto un esercizio razionale, che però ci può offrire l’opportunità di comprendere comportamenti e decisioni che non capiamo.
Ipersensibilità, si definisce come “un eccesso di sensibilità per fatti estetici, sentimentali, morali, ecc”, e spesso viene vista esclusivamente come un tratto negativo. Invece, permette a chi la prova, di vivere con molta intensità i sentimenti, e avere un focus maggiore su di sé e sull’ambiente che li circonda, spinto da questo incredibile strumento percettivo.
Questi superpoteri, per chi li possiede, permettono di compiere gesti incredibili, dal dire qualche parola di conforto a qualcuno che soffre, al supportare qualcuno che sta vivendo un momento difficile.

La società però, quella in cui viviamo, non ama queste figure, viste come spesso troppo “emotive” o “fragili”, e tenta in tutti i modi di evirare questo tipo di comportamento, instillando invece in tutti un atteggiamento più duro, soprattutto in ambienti come la scuola o il lavoro, dove la lacrima non è ben vista e anzi, essere sensibili è sinonimo di immaturità o incapacità.
Sono invece molti gli studi, che arrivano dal mondo della psicologia, che dimostrano come il comportamento empatico, aiuta a migliorare l’ambiente, lo rende più disteso, le persone si sentono meno minacciate e sono più propositive, positive e produttive.
Un esempio per tutti è un’interessante tesi di laurea sulla gentilezza, che vi consigliamo di leggere, che tratta appunto il tema di empatia e gentilezza, non più come dei difetti da correggere, ma come dei tratti da sviluppare e incoraggiare, soprattutto nell’ambiente lavorativo, il cui modello degli ultimi 20 anni si sta sgretolando (e finalmente aggiungerei), e sta lasciando spazio al rispetto e alla comprensione degli individui come tali.
E voi cosa ne pensate? Siete riusciti a uscire dagli schemi mentali che vi hanno sempre inculcato, per cui se una persona piange è debole, oppure nel profondo lo pensate ancora?
Parleremo presto proprio di questo, degli schemi sociali che vi sono stati imposti e da cui difficilmente si riesce ad uscire (senza aiuto), ma da cui si DEVE uscire, per cambiare il proprio mondo.